Perché è importante conferire separatamente questa tipologia di imballaggio?

  • In Europa, la produzione di plastica è talmente elevata (50 volte superiore rispetto alla metà del secolo scorso) che se ne trova traccia ormai in quasi tutti gli ambienti naturali: alcuni studi stimano che negli oceani ci siano fino a 150 milioni di tonnellate di plastica! E non si tratta solo di grandi oggetti di plastica, come sacchetti o imballaggi, ma anche di microplastiche, ossia particelle molto piccole ed estremamente difficili da rimuovere dall’ambiente.
  • Da dieci bottiglie di plastica riciclate si può ottenere PET sufficiente a creare un maglione; da 20 bottiglie, una coperta in pile; da 67 bottiglie, l’imbottitura per un piumino matrimoniale!
  • La raccolta differenziata e il riciclo degli imballaggi in plastica permettono la produzione di “materia prima seconda” con notevole risparmio di energia e di petrolio, contribuendo così a ridurre sia l’inquinamento sia l’accumulo nell’ambiente di sostanze non biodegradabili.
  • La produzione di “materia prima seconda” viene effettuata attraverso la lavorazione dei rifiuti in plastica, che vengono selezionati per tipologia e, in alcuni casi, addirittura per colore. Questo permette non soltanto di recuperare materia prima preziosa, ma anche di alimentare un sistema industriale in grado di offrire nuovi posti di lavoro e l’avvio della decarbonizzazione dei processi industriali.
  • L’industria del riciclo della plastica in Italia è in crescita, con benefici per l’ambiente e per l’economia. L’Italia si colloca al terzo posto, dopo Germania e Spagna, per il tasso di riciclo della plastica: in discarica sono ormai destinati solo il 20% dei rifiuti, e questa quantità può essere ulteriormente ridotta. Il beneficio economico stimato è di 2 miliardi di euro, in quanto grazie al riciclo non si è consumata materia prima, si è prodotta energia e si sono ridotte le emissioni di CO2.

Cosa succede dopo la raccolta degli imballaggi in plastica:

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L’automezzo compattatore, adibito solamente alla raccolta degli imballaggi in plastica, trasporta il materiale raccolto alla stazione intermedia di trasferenza oppure direttamente a quella di pre-selezione, presso impianti diffusi sul territorio regionale. La stazione intermedia di trasferenza ha il solo compito di ottimizzare i trasporti; i centri di selezione, invece, raggruppano gli imballaggi per categorie merceologiche, eliminando i materiali estranei con azione meccanica e anche manuale.

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Nei centri di selezione, il materiale viene separato dagli eventuali sacchi di contenimento e viene pulito e depurato dagli altri rifiuti non conformi.

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Il materiale selezionato e sommariamente compattato viene trasportato e ceduto alla piattaforma regionale di selezione COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e il Recupero degli Imballaggi in Plastica), situata a San Giorgio di Nogaro, dove avverranno i seguenti trattamenti:

Ulteriore pulizia e depurazione da materiale di scarto o plastiche non idonee ai successivi trattamenti.

Suddivisione e raggruppamento degli imballaggi in plastica, tramite un complesso impianto a rulli continuo, tappeti e nastri mobili, soffiatori, magneti e lettori ottici, in diverse sottocategorie merceologiche.

 

Gli imballaggi “leggeri”, come sacchetti di polietilene e plastiche miste, vengono catturati con un sistema di aspirazione.

Gli altri imballaggi passano una serie di lettori ottici che riconoscono e smistano gli imballaggi in PET (bottiglie per liquidi alimentari) colpendoli con un getto d’aria. Lo stesso sistema di scansione permette anche di dividere il PET in tre distinte tipologie di colorazione: trasparente, azzurrato e misto.

 

I contenitori in HDPE, come flaconi per detersivi e altri prodotti per la casa, sono riconosciuti dai lettori ottici e non vengono colpiti dal getto d’aria, perciò cadono sul nastro trasportatore dedicato.

Il processo di riciclaggio e recupero dei metalli ferrosi e non ferrosi, prevede le seguenti fasi:

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Dopo avere passato una serie di controlli automatizzati e manuali per una più accurata cernita, le diverse tipologie di imballaggi selezionati vengono compattate e sono pronte per essere cedute da COREPLA alle imprese specializzate nel riciclaggio dei polimeri tramite aste telematiche.

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Il processo di riciclaggio dei diversi polimeri prevede delle fasi tra loro simili ma da eseguire su diverse linee impiantistiche dedicate:

PET (bottiglie per liquidi alimentari)

 

Prelavaggio: gli imballaggi vengono inseriti in un apposito cestello con acqua calda e vapore per eliminare le impurità superficiali.

 

Frantumazione: il PET viene trattato in un mulino dotato di lame che riduce i contenitori in scaglie di piccole dimensioni.

 

Lavaggio: le scaglie di plastica vengono nuovamente lavate con detergenti speciali in una serie di vasche da cui escono perfettamente pulite.

 

Asciugatura e conclusione del processo di riciclaggio: il materiale viene centrifugato e asciugato con un potente sistema di aspirazione che elimina ogni residuo di polvere e umidità. Le scaglie ottenute si possono ora considerare vera e propria “materia prima seconda”.

HDPE (flaconi e poliolefine, mix polipropilene e polietilene)

Questi materiali sono sottoposti agli stessi procedimenti e passaggi impiantistici appena descritti per il PET. Dopo l’asciugatura, però, devono essere sottoposti a ulteriori trattamenti.

 

Fusione: i frammenti vengono scaldati in un impianto apposito fino al punto di fusione.

 

Stampaggio e conclusione del processo di riciclaggio: l’impasto fuso viene spinto attraverso uno stampo che forma lunghi fili, tagliati su misura da una lama. Si ottengono granuli omogenei di piccole dimensioni simili ad una lenticchia, considerati “materia prima seconda”.

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I materiali di scarto non selezionati o non idonei al riciclaggio, preliminarmente verificati e certificati vengono sottoposti invece ad altri trattamenti.

Il cosiddetto “plasmix” (insieme di plastiche eterogenee incluse negli imballaggi post-consumo e non recuperate come singoli polimeri), subisce un processo di lavorazione simile a quello dell’HDPE, mediante la fusione dei frammenti di plastica mista e la successiva stampa e sezionamento finale ottenendo granuli da riciclo a base poliolefinica.

 

Le altre tipologie di scarto, non valorizzabili nel “ciclo delle plastiche”, verranno trasferite presso altri impianti di trattamento di rifiuti, oppure presso discariche autorizzate.

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La trasformazione e rigenerazione finale

Le scaglie e i granuli, dopo aver superato tutti i controlli qualitativi necessari ad assicurare la conformità agli standard richiesti, vengono insaccati in speciali big bags e distribuiti alle imprese utilizzatrici per il definitivo processo di trasformazione e rigenerazione in nuovi oggetti:

Dal PET riciclato si produrranno bottiglie per liquidi alimentari, contenitori non alimentari, imbottiture, maglioni, “pile”, moquette, interni per auto, imballaggi vari.

Dal HDPE e mix Poliolefine riciclati si produrranno contenitori per detergenti, tappi, sacchetti, pellicole per imballaggi, oggetti casalinghi e vari.

Dal plasmix si produrrà:

 

Materia: complementi per arredamento, accessori e carenature per automezzi e ciclomotori, bancali, arredo da giardino (panchine, giochi…) e arredo urbano.

 

Energia: il tecnopolimero potrà essere termovalorizzato per la produzione di energia elettrica/termica oppure utilizzato come agente riducente nei processi siderurgici e nelle acciaierie in alternativa alle fonti fossili tradizionali (carbone e suoi derivati).

LA PLASTICA: UNA RISORSA CHE HA CAMBIATO IL MONDO MODERNO STA DIVENTANDO UN ENORME PROBLEMA DOPO LA SUA TRASFORMAZIONE IN RIFIUTO

ITALIA: le attuali criticità riguardanti il mondo della plastica in Italia:

 

Pur essendo l’Italia uno dei paesi più virtuosi in tema di riciclaggio dei rifiuti, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica (COREPLA) evidenzia che, nel 2019, nonostante l’impegno profuso dai cittadini italiani, il riciclo della plastica è ancora un affare complesso: solo il 43,5% viene realmente trasformato in nuovi oggetti, peraltro di qualità spesso inferiore rispetto a quelli originali, mentre il 40% finisce nei termovalorizzatori per la produzione di energia e il 16,5% addirittura in discarica.

MONDO: un cambiamento epocale in corso dal 2017.

 

Il bando all’importazione di rifiuti introdotto dalla Cina nel 2018 ha riguardato anche i rifiuti in plastica. Scarti di lavorazione, cascami, rifiuti industriali e avanzi di materie plastiche sono ormai respinti dalle dogane cinesi. Questa decisione ha permesso di mettere in evidenza le numerose falle e criticità del sistema di riciclo della plastica a livello globale, tanto che oggi i rifiuti in plastica difficilmente trovano una collocazione sul mercato globale. Considerando che più del 90% di tutta la plastica prodotta a partire dagli anni Cinquanta non è stata mai riciclata e data la crescita esponenziale della produzione globale di materie plastiche negli ultimi decenni, l’introduzione del bando cinese renderà più difficile la gestione dei rifiuti in plastica. Occorrono interventi urgenti che riducano la produzione, altrimenti rischiamo di essere sommersi dalla plastica.

Come conseguenza dell’introduzione del bando cinese, sono emerse due principali criticità:

 

♦ La maggior parte delle materie plastiche di scarto e dei rifiuti, oggi viene esportata in Paesi con regolamentazioni ambientali meno rigorose. I flussi terminano specialmente nel Sud-est asiatico ma anche in altre nazioni prive di leggi che impediscano le importazioni o di una reale capacità di gestione e riciclo dei rifiuti in plastica.

 

♦ A livello globale, le esportazioni totali di materie plastiche sono diminuite di circa la metà dal 2016 al 2018. Di conseguenza, gli Stati che prima esportavano grandi quantità di rifiuti in plastica, oggi si trovano a gestire un’eccedenza di tali materiali. Sono all’ordine del giorno le notizie che riportano sia problematiche nei sistemi locali di raccolta, riciclo e gestione dei rifiuti, sia l’invio di materiali riciclabili in discariche e inceneritori, compresa l’esportazione illegale.

 

In Italia, parallelamente a queste problematiche, è opportuno evidenziare il crescente fenomeno dei roghi dolosi di depositi di rifiuti, principalmente in plastica, molto spesso riconducibile all’eccedenza di tali materiali.

EUROPA: stop alla plastica monouso.

 

L’Unione Europea ha adottato definitivamente e ufficialmente la direttiva che vieta, entro il 2021, l’utilizzo di molti prodotti in plastica monouso. Tali oggetti sono in genere destinati a essere utilizzati una sola volta, oppure per un breve periodo di tempo prima di essere gettati via. Tuttavia, eliminarli non ci renderà “plastic free”: oltre ai prodotti monouso, esistono infatti molti altri oggetti fatti in plastica, ma si tratta senz’altro di un passo importante verso la riduzione dei rifiuti in plastica.

 

Ecco la strategia dell’Unione Europea:

Piatti, posate, cannucce, aste per palloncini e bastoncini cotonati in plastica monouso saranno vietati entro il 2021.

Le bottiglie di plastica dovranno essere fatte per almeno il 25% di plastica riciclata entro il 2025 e per almeno il 30% entro il 2030.

Norme più severe per i prodotti e gli imballaggi che rientrano tra i dieci prodotti inquinanti più spesso rinvenuti sulle spiagge europee.

I produttori dovranno contribuire a coprire i costi di gestione e di bonifica dei rifiuti, come pure i costi delle misure di sensibilizzazione per i seguenti prodotti: contenitori per alimenti, pacchetti e involucri (ad esempio, quelli di patatine e dolciumi), contenitori e tazze per bevande, prodotti del tabacco con filtro (come i mozziconi di sigaretta), salviette umidificate, palloncini e borse di plastica in materiale leggero.

Entro il 2025, gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, ad esempio introducendo sistemi di cauzione-deposito.

Alcuni prodotti, come assorbenti igienici, salviette umidificate e palloncini, dovranno avere un’etichetta chiara e standardizzata che indica come devono essere smaltiti.

Il 3 ottobre 2020 è stato approvato in Commissione Ambiente del Senato della Repubblica Italiana un emendamento al DL Agosto 2020 che elimina l’obbligo per le aziende di utilizzare il 50% di plastica vergine e consente quindi di produrre bottiglie in PET 100% riciclato (rPET).

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